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Cicerone
I doveri, I, 148
 
originale
 
[148] Quae vero more agentur institutisque civilibus, de his nihil est praecipiendum; illa enim ipsa praecepta sunt, nec quemquam hoc errore duci oportet, ut siquid Socrates aut Aristippus contra morem consuetudinemque civilem fecerint locutive sint, idem sibi arbitretur licere; magnis illi et divinis bonis hanc licentiam assequebantur. Cynicorum vero ratio tota est eicienda; est enim inimica verecundiae, sine qua nihil rectum esse potest, nihil honestum.
 
traduzione
 
148. Quanto a quella condotta che si adeguano ai costumi e alle usanze c?vili, non occorre dare su di essa alcun precetto, perch? quei costumi e quelle usanze valgono di per s? come precetti; e nessuno deve cadere nell'errore di credere che, se Socrate o Aristippo, con l'azione o con la parola, si misero talvolta contro i costumi e le usanze cittadine, la stessa facolt? sia concessa a lui: essi ottenevano questa libert? per rispetto delle loro grandi ed eccelse virt?. Il sistema di vita dei Cinici, per?, ? da rigettarsi totalmente: esso ? nemico del ritegno, senza del quale non c'? rettitudine e non c'? onest
 

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